27 Lug 2018

Con l’istituzione di un Competence Center a Pontedera l’innovazione sarà alla portata anche delle piccole fabbriche.

iltirreno.it – Il funzionamento sarà – più o meno – uguale a quello per la prenotazione di una camera su Booking. O almeno dal punto di vista della facilità di accesso: l’importante sarà avere le idee chiare e avere idee di quale “innovazione” prenotare per la propria azienda. Detto questo, basterà flaggare i servizi a cui si è interessati e il risultato, sia una camera per le vacanze o un percorso di automazione della propria azienda, è quasi certo.

Il successo del Competence Center “toscano” starà tutto nella facilità con cui si riuscirà a favorire l’incontro tra la domanda di aziende che forniscono innovazione e le aziende-clienti che invece hanno bisogno di fare un salto di qualità.

In mezzo, o comunque a fare da nucleo del progetto, 13 università e centri di ricerca coordinati dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. La sfida è impegnativa ma alla portata: cancellare la valle della morte, come la chiamano gli addetti ai lavori: quella curva che segna il crollo dei risultati compreso tra la fase della ricerca e quella concretizzazione delle scoperte e quindi la messa in produzione.

In Italia finora si inventa ma non si applica. E qui in sintesi sta la sfida.

A scommettere sui Competence center il Ministero per lo sviluppo economico che ha stanziato, solo per “Pisa” 7 milioni e mezzo di euro per creare un’infrastruttura a Pontedera e 8 milioni di euro per le imprese che vorranno innovare.

La dotazione è uno strumento per l’industria italiana che sarà chiamata fare il primo passo per cambiare volto sdoganando l’arrivo dei robot nelle fabbriche, anche in quelle più piccole. La Toscana, su questo, è pronta a giocare un ruolo da protagonista. Alla guida del progetto coordinato dal Sant’Anna «ma smettiamola di chiamarlo toscano, dentro ci sono i principali centri di ricerca del centro Italia e le più grandi aziende italiane come Piaggio» il professor Paolo Dario. L’uomo dei robot che guida la ricerca nell’era delle nuove macchine che interagiscono con l’uomo.

Professor Dario, a che punto siamo nell’istituzione del Competence Center?

“«Siamo stati selezionati nella graduatoria, siamo quarti. È ora è in corso la negoziazione con il Mise. Parlo sotto condizione perché è bene essere prudenti, il contratto sarà concluso a fine settembre. Noi riteniamo sia un’occasione importante. Il 7 giugno c’è stata la prima assemblea generale di tutti i partner e con il comitato di indirizz di cui fanno parte tutte le università e gli enti di ricerca. Poi abbiamo riunito l’assemblea con le imprese selezionate con il bando: in totale 146 imprese, di cui 39 di grandi dimensioni. Si tratta di aziende che coprono tutta Italia, dal momento che il Competence Center, Artes 4.0, ha valenza nazionale e non solo regionale. La prima fase sarà costituire il Centro che ha la sua sede principale a Pontedera ma ha anche vari nodi a Pisa, a Firenze, a Siena e in altre regioni. Artes 4. 0 sarà di fatto una rete con più di nodi con varie competenze: la specializzazione sarà per tutti la robotica da applicare, principalmente al manifatturiero».

Proviamo a entrare nel merito: le aziende che non sono entrate con il bando saranno fuori dalla partita?

«Assolutamente. La rete che costituiremo sarà proprio in grado di offrire servizi tecnologici e informazione di valutazione economica a qualsiasi azienda voglia innovare. E potrà contare su questa rete che fornirà servizi 4.0 legati alla connettività, alla comunicazione smart tra impianti. Strutture digitali che potranno dialogare con i fornitori e i clienti, lavorare sulla sostenibilità. Sarà un lavoro da fare fianco a fianco alle università e ai centri di ricerca oltre alle aziende di servizi. Chi vorrà innovare troverà tutte le competenze».

Proviamo a fare degli esempi.

«Ammettiamo che un’azienda voglia automatizzare certi processi produttivi, la prima cosa da fare è rivolgersi al “nodo” più vicino. Si chiede, per esempio, automazione per il montaggio di componenti per cui servono robot di tipo collaborativo. La richiesta arriverà a Pontedera e si troveranno robot nelle aziende che li realizzano, diciamo la Comau. Sarà studiata una linea sperimentale, sarà studiato un progetto su misura in un luogo terzo e alla fine l’azienda avrà un nuovo processo produttivo che potrà portarsi in azienda. Contemporaneamente saranno offerte tutta una serie di consulenze di tipo economico, innovativo e finanziario. Per concretizzare il progetto l’azienda potrà investire capitali propri oppure chiedere un cofinanziamento insieme al centro di competenza».

Detto così sembra complesso.

«Non lo sarà. Anzi, dovrà al contrario essere un percorso semplicissimo. L’azienda sarà il cuore, arriverà da noi, sarà incoraggiata e seguita. C’è anche un Digital innovation hub – in Toscana gestito da Confindustria – che informa le imprese sui percorsi e sulle opportunità da cogliere. Il modello è una struttura leggera, tipo Expedia o Booking. com. È l’utente che è al comando: naturalmente ogni azienda sarà guidato con incontri personali con gli esperti. Si tratta di una struttura di altissimo livello con la possibilità di cofinanziare un paio di centinaia di progetti di impresa nei prossimi 2-3 anni. Lo sforzo è coordinato tra istituzioni: la Regione Toscana, ad esempio, ha finanziato 200 milioni di euro di progetti di innovazione per le imprese e l’unione tra varie realtà farà la differenza.Il clima è positivo, più di sempre».

Ci prospetti un po’ di progetti che vedremo realizzati in un possimo futuro.

«Ge Electric sta studiando nuovi sistemi di saldatura, Comau lavora a un isoscheletro, con una start up del nostro istituto, che serve a ridurre la fatica del lavoratore riducendo l’incidenza degli infortuni sul lavoro. A Peccioli si guarda ai robot mobili, che faranno la raccolta porta a porta dell’immondizia andando nelle case all’ora in cui si richiede il servizio. Alla Stella Maris studiamo sistemi per studiare e diagnosticare patologie del neosviluppo o sistemi di colonscopie indolore, la St microelectronics in Brianza e a Catania, produce sensori per gli iPhone e smartphone e sono il segreto dell’intelligenza. Possono rendere intelligenti gli impianti, gli elettrodomestici, i macchinari per l’agricoltura. Piattaforme che aiuteranno i lavoratori che a loro volta potranno mantenere i posti di lavoro grazie a un’innovazione sempre più diffusa sul territorio».

di Ilenia Reali

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