- BY alessandragallo
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Mancano pochissimi giorni. Il 31 dicembre, infatti, è il termine entro il quale la Regione dovrà raggiungere il target di spesa fissato dalla Ue per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Por-Creo Fesr 2014-2020), che ammonta a 148 milioni, di cui ben 42 ancora da certificare, per evitare il rischio di perdere molte risorse.
Non possiamo permettercelo! Basta pensare ai progetti che nella nostra regione sono stati realizzati solo grazie alle risorse europee. Pensiamo ai milioni di passeggeri che dal 2010 hanno utilizzato la tramvia di Firenze, migliorando la mobilità cittadina e riducendo sensibilmente le emissioni di gas serra, oppure alle centinaia di imprese che hanno realizzato importanti progetti di ricerca e sviluppo, o ancora agli interventi per l’autoimprenditorialità dei giovani e per i programmi in chiave 4.0 anche delle startup innovative.
Sul fronte bandi, la Toscana è stata la prima Regione in Italia ad anticipare l’uso dei fondi europei dell’attuale programmazione per sostenere gli investimenti privati, avviando così la partenza di quel circolo virtuoso che tanti benefici ha portato sul territorio. Questo, sicuramente, è uno di quegli aspetti positivi che ci rende onore. E non è l’unico. Ai benefici però – spesso – si arriva dopo un percorso tutt’altro che facile. Penso, in particolare, ai tempi ancora sempre troppo lunghi di liquidazione dei pagamenti alle imprese destinatarie dei contributi che, se in media aspettano 217 giorni, in molti casi subiscono attese fino a 15 mesi dalla rendicontazione dei progetti.
Non solo possiamo ma dobbiamo migliorare, perché in questa fase di ripresa degli investimenti, in cui siamo chiamati a trasformare il nostro modello industriale in chiave 4.0, è necessario che tutti lavorino con “tempi industriali”. Passi avanti nella spesa dei fondi, potremmo farli magari concentrando su nuovi bandi per le imprese risorse destinate a interventi che invece vanno a rilento. Miglioramenti nella semplificazione, potrebbero arrivare se la Regione recepisse l’invito europeo di una maggiore consultazione degli stakeholder economici e decidesse di applicare ai bandi il “Test Pmi”, accogliendo proposte che, purtroppo, sembrano cadute nel vuoto.
Dimostrare efficienza amministrativa oggi vuole anche dire che saremo capaci di gestire al meglio la prossima tornata di fondi europei. La partita che si sta giocando a Bruxelles sulla Coesione post 2020 vale per la Toscana circa 1,5 miliardi in 7 anni, e come industria toscana non possiamo che chiedere il massimo impegno perché questa occasione venga salvaguardata. Impegnandoci noi per primi a tutelare il futuro dei fondi strutturali e migliorare l’immagine di una politica europea sempre più spesso attaccata, anche per l’insufficiente efficacia nella gestione delle risorse.
Confindustria Toscana, alla luce del nuovo ruolo che l’Unione Europea affida agli attori economici secondo il Codice europeo di condotta sul partenariato, continuerà a seguire con grande attenzione l’attuale ciclo di programmazione, insieme alle proposte e ai negoziati sui fondi post 2020, con la volontà di provare a fare la propria parte nel processo di rilancio del manifatturiero.
Per restituire alla Toscana la sua identità industriale, dobbiamo poter contare su risorse adeguate alle politiche industriali che questa regione merita, che meritano le sue imprese, e che, soprattutto, meritano tutti gli imprenditori e i lavoratori che nelle imprese del territorio credono, investono e lavorano.