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Nel mese di marzo il manifatturiero toscano ha perso oltre il 30% del fatturato dato che peggiora significativamente in alcuni tra i comparti più strategici della nostra economia come la moda e il turismo.
Preoccupa la domanda (sia interna che estera) e anche la gestione delle attività in molti casi si complica per la mancanza di materiale sanitario o per la complessa situazione della liquidità delle imprese.
Tutto questo sta inevitabilmente impattando anche dal punto di vista occupazionale. Molte imprese si sono riorganizzate attivando lo Smart Working, nella media regionali il 26% dei lavoratori lavora in questo modo (il 23% se ci limitiamo al manifatturiero).
Nel manifatturiero le ore lavorate nel mese di marzo hanno subito un calo che va dal 20 a oltre il 40% in base ai settori e questo si accompagna al significativo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni che potrebbe riguardare oltre il 70% degli occupati nel caso delle piccole imprese (circa il 55% nella media regionale).
La sua azienda, attualmente (al 06/04/2020), a seguito delle disposizioni di chiusura in base ai codici Ateco del DPCM del 22/03/2020 e del successivo aggiornamento del 25/03/2020 è chiusa, parzialmente chiusa o aperta?
A conferma di quanto già rilevato con l’analisi dei codici Ateco a seguito del decreto del 25 marzo i settori maggiormente interessati dalla chiusura delle attività sono quelli legati al sistema moda (oltre il 94%). Gli alberghi non avrebbero avuto l’obbligo di chiusura ma lo hanno fatto in oltre l’80% dei casi per scelta autonoma.
Quanti lavoratori svolgono attività in Smart Working e quanti invece in sede?
All’interno del manifatturiero prevalgono le attività svolte in sede rispetto allo Smart Working (38% contro il 23%) soprattutto per il contributo della chimica e del comparto alimentare. Nella metalmeccanica e nella moda (dove comunque i dati in valore assoluto sono bassi in quanto per lo più si parla di ferie forzate o CIG) l’incidenza di chi lavora in sede e chi invece lavora da casa sono pressappoco simili.
L’azienda ricorre/ha intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali (CIGO, FIS)?
Da quanto dichiarato dai rispondenti in generale l’incidenza di imprese che ricorre o ha intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali è piuttosto alta. Nel manifatturiero sono oltre l’80% per circa il 50% degli addetti coinvolti. Il dato è differenziato in base ai settori, molto alti i risultati della moda e della meccanica, più contenuti chimica/farmaceutica e alimentari.
Consistenti anche le percentuali per l’edilizia e per gli alberghi.
In riferimento al solo mese di marzo 2020, indichi, a suo parere, la rilevanza degli effetti negativi sulla sua azienda, della diffusione del Covid-19
In generale la rilevanza degli effetti negativi è molto significativa sia per il manifatturiero che, in generale per tutte le imprese coinvolte nell’indagine. Oltre il 40% dei rispondenti ritiene di aver avuto danni severi che non consentiranno quindi di raggiungere gli obiettivi prefissati per l’anno.
Nell’extra manifatturiero ed in particolare tra gli alberghi è molto alta anche la percentuale di imprese che dichiarano di aver subito danni permanenti.
Per il mese di marzo la perdita di fatturato è stimata per il manifatturiero intorno al -32% con oscillazioni che vanno dal -40% e oltre della moda al -10% della chimica. Nel totale dell’economia la flessione del fatturato si abbassa al -34% a causa soprattutto delle importanti perdite del settore alberghi. Discorso analogo per le ore lavorate.
L’impresa sta riscontrando problemi in relazione al rallentamento della domanda dei beni e/o servizi prodotti?
La percentuale di contrazione della domanda è un dato molto preoccupante . Nel manifatturiero oltre l’84% delle imprese dichiara di registrare un crollo della domanda (solo alimentari e chimica sono su percentuali più basse). Le maggiori criticità riguardano il mercato italiano dei beni finali (il 32% delle imprese ritiene questo segmento di mercato particolarmente critico). Risulta meno critico il mercato estero dei beni intermedi (solo il 18% dei rispondente definisce grave l’entità del rallentamento).
Se l’impresa è parzialmente o totalmente aperta, sta riscontrando problemi in relazione alla gestione delle proprie attività?
Tra le imprese manifatturiere aperte totalmente o parzialmente le maggiori criticità nella gestione sono legate alla mancanza di materiale sanitario. Consistente anche la quota di rispondenti che hanno difficoltà nella ricezione di forniture per i processi produttivi e quelle che vedono della mancanza di liquidità uno tra i problemi contingenti più grave.
Quest’ultimo problema che nel manifatturiero è ritenuto grave per il 35% dei rispondenti, nell’edilizia e nel comparto alberghiera raggiunge una incidenza molto più alta. Significativa anche la differenza rilevata in termini di dimensione aziendale (65% nel caso delle micro e 14% per le grandi). Oltre a questi tre criticità le imprese segnalano anche mancato pagamento di fatture dai clienti, l’annullamento improvviso di ordini e la poca chiarezza delle normative.
Si prevedono danni al fatturato per la mancata partecipazione a fiere o eventi promozionali?
Tra coloro che dichiarano di partecipare generalmente a Fiere la perdita per il 2020 dettata dalla mancata partecipazione alle stesse è stata quantificata intorno al -21% nel manifatturiero con punte del -32% per la moda.
Quali strategie ha in mente l’azienda per superare questo momento?
Tra le strategie messe in campo dalla imprese per fronteggiare questa emergenza molte sono rassegnate all’idea di dover attendere il ritorno alla normalità. Nel manifatturiero sono anche diverse le realtà imprenditoriali che pensano di ricalibrare o cambiare i paesi di destinazione (32%). Sono realtà per lo più grandi della meccanica e della moda quelle cioè maggiormente esposte sui mercati internazionali e che quindi possono provare ad individuare nuovi mercati di destinazione dei loro prodotti.
In allegato l’infografica per la Toscana.
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