Economia verde, trasformazione digitale, reshoring, ovvero ritorno in Italia di imprese che avevano delocalizzato parte della produzione all’estero, fusioni tra aziende, trasferimenti di controllo e l’opportunità offerta dalle risorse europee del Recovery fund: questi alcuni dei megatrends dell’attuale congiuntura economica e del  futuro analizzati e discussi nelle due sessioni di lavoro dell’Annual Meeting di Invest in Tuscany da aziende e istituzioni nazionali e regionali.

Il coordinatore della Commissione Multinazionali e Investitori Esteri di Confindustria Toscana e A.D. di Thales Italia, Fabrizio Monsani ha puntato l’attenzione su economia e transizione digitale

Gli indicatori economici ci dicono che siamo di colpo tornati indietro di 20 anni e ieri l’IRPET ha stimato 4000 posti di lavoro persi dal lockdown ad oggi e 60mila sarebbero a rischio nei prossimi mesi per la crisi della nostra manifattura. Sono numeri che devono preoccuparci, ma anche chiarire a tutti che l’unica via per vivere da protagonisti le due grandi transizioni di questo tempo – circolare e digitale – è ripartire dall’industria per riuscire a cogliere le straordinarie opportunità che ci arrivano dall’Europa e recuperare anni di scarsa produttività e bassi investimentiI primi investimenti a cui dobbiamo pensare sono proprio quelli sul digitale su cui si innesta ormai qualsiasi dimensione di sviluppo. Il digitale sarà sempre di più il linguaggio del rapporto tra grande e piccola impresa; la sinergia all’interno del tessuto imprenditoriale può rappresentare infatti un elemento determinante per la localizzazione degli investimenti,così come una maggior coesione tra pubblico e privato. La digitalizzazione può anche aiutarci a semplificare e recuperare skill che il mercato cerca, ma che al momento non si trovano”

Gianpaolo Manzella, sottosegretario allo sviluppo economico ha evidenziato che 

Dobbiamo puntare su investimenti di qualità e in linea con le vocazioni del Paese. Tra i vari modelli regionali, quello della Regione Toscana è uno dei più virtuosi perché capace di far dialogare imprese ed enti locali. Le Regioni devono dotarsi di uffici per l’attrazione degli investimenti esteri. Un’amministrazione e un Governo si definiscono anche per la strategia che riescono ad implementare sugli investimenti esteri, è un segnale che diamo al mondo. E’ importante che in questo processo siano coinvolte le Associazioni di categoria che hanno la possibilità di intercettare nuovi investimenti. Il livello regionale è fondamentale per dare percorsi amministrativi certi alle imprese.”

La  Toscana conta 785 società che appartengono a 573 gruppi a controllo estero.  Il 59% vengono dall’Europa, il 17% dall’America settentrionale e il 9% dall’Asia orientale.

Le multinazionali – che valgono quasi 28 miliardi di fatturato per  62 mila addetti (cresciuti negli ultimi anni di seimila unità) – scelgono la Toscana  per la qualità della ricerca, la competenza della forza lavoro, la coesione sociale e la stabilità istituzionale e dal 2019 possono contare su un  Protocollo d’intesa siglato tra Confindustria, Regione Toscana e Confindustria Toscana che punta a fidelizzare le imprese estere presenti sul territorio.

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